Iter Riabilitativo
Iniziamo col dire che tutto parte dalla consapevolezza di avere una perdita uditiva, ovvero un’ipoacusia. In tanti non accettano il decadimento uditivo ed attribuiscono a fattori esterni la propria situazione di disagio acustico. Spesso s’incontrano pazienti trasportati “a forza” in ufficio dai propri familiari. Sono le condizioni più difficili per ottenere un buon risultato applicativo. Questo perché alla prima difficoltà utile, il paziente troverà una scusante per abbandonare il percorso riabilitativo. Per cui capire di avere un problema uditivo è il primo passo verso la sua soluzione.
Fatto ciò è necessario avere la volontà di affrontarlo e cercare di risolverlo. La riabilitazione è un lungo percorso a tappe. Ci saranno momenti entusiasmanti e momenti avvilenti. A volte le aspettative si scontreranno con la realtà dei fatti. Ma avere l’obiettivo di raggiungere un buon grado di soddisfazione, sorretto dalla propria forza di volontà, consentirà di affrontare questi alti e bassi dell’iter riabilitativo senza demordere.
A questo punto, dopo aver eseguito una serie di visite ed esami indirizzati ad avere una diagnosi certa di ipoacusia e fondamentali a capirne il grado, si passerà alla scelta dell’apparecchio acustico. Un momento molto delicato influenzato da fattori economici, estetici e pratici che potrebbero prevaricare i risultati desiderati. Importante sarà farsi guidare dall’audioprotesista di riferimento, il quale consiglierà il miglior prodotto sulla base delle informazioni a sua disposizione. In linea generale, il prodotto adeguato risulta essere sempre il top di gamma salvo rari casi quali ad esempio un ipoacusia monolaterale o magari quando l’ipoacusia è di tipo trasmissivo puro. Purtroppo però ci si scontra con il fattore economico, motivo per il quale capita che venga scelto o proposto un prodotto idoneo alle proprie tasche piuttosto che alla problematica. Solo la tecnologia presente nei top di gamma è in grado di mettere l’utilizzatore nelle migliori condizioni di ascolto soprattutto negli ambienti complessi.
Scelto ed applicato il prodotto, inizia la riabilitazione. Concettualmente è fondamentale capire che come gradualmente si è perso l’udito, così gradualmente si può pensare di recuperarlo fino ad arrivare al massimo risultato possibile. Dove per massimo risultato possibile non s’intende recuperare il 100% dell’udito, in quanto visti gli ambienti complessi con i quali ci confrontiamo, capita spesso che anche un soggetto normoudente sia in difficoltà, figurarsi un ipoacusico. Il risultato immediato è un qualcosa di irrealistico. Più realistico invece è determinare in circa 5/6 mesi il tempo necessario ad ottenere i risultati definitivi, a patto che l’apparecchio acustico venga indossato quotidianamente e durante l’intero arco della giornata.
In prima applicazione, di solito è bene partire con una regolazione blanda in modo da non creare particolari disagi acustici all’utilizzatore. Ne consegue che in questa fase, tra avere e non avere l’apparecchio ci sia una minima differenza. Tutto ciò è voluto per cercare di far riadattare il paziente al nuovo panorama uditivo che risulta essere molto più ricco con l’apparecchio acustico. L’obiettivo qui è far accettare gradualmente i rumori che prima risultavano essere molto flebili, anche se soggettivamente risultavano essere normali. Quindi si procede aumentando la regolazione dell’apparecchio acustico facendo molta attenzione alla sopportabilità dei rumori in generale. Il rumore della carta, dello scroscio dell’acqua del wc, dei piatti, delle posate, dei tacchi sul parquet, sembrano molto enfatizzati per fare solo alcuni esempi. Questo perché è come se si fosse sviluppata un ipersensibilità ai suoni che prima venivano poco percepiti a causa dell’abbassamento uditivo. Solo lavorando sull’allenamento del cervello si potrà cercare di riaccettare alcuni suoni per come sono. Ricapitolando, solo utilizzando l’apparecchio acustico quotidianamente il livello di attenzione del cervello nei riguardi di questi suoni, che ora risultano essere una novità, si abbassa e la memoria uditiva ha modo di riconfigurarsi sui nuovi stimoli provenienti dall’apparecchio acustico armonizzando il sistema e consentendo un ascolto più morbido.
Più s’indossa l’apparecchio e più si è in grado di accettare il nuovo scenario uditivo. Il fine è quello di aumentare la regolazione dell’apparecchio acustico fino al livello necessario a compensare la disabilità uditiva. Questi aumenti di regolazione avvengono solo se c’è stata accettazione dei nuovi volumi di rumore. Per cui se ad una data regolazione, il rumore dovesse risultare molto presente, prima di passare al livello di regolazione successiva, si attende la metabolizzazione di questa situazione. Con l’allenamento acustico i suoni ad oggi pungenti, striduli, metallici diventano sempre più morbidi e comodi perché al cervello non arrivano più come una novità, motivo per il quale non rubano la stessa attenzione iniziale manifestandosi meno intensi per poi diventare la normalità. La durata di questo processo fisiologico dipende molto dalla deprivazione sensoriale del soggetto, ma anche dalla sua età nonché dalla plasticità mentale. In parole povere, più tempo il soggetto ha vissuto questa situazione di disabilità uditiva e più tempo ci vuole per riadeguarsi e riaccettare i normali suoni della vita. E’ chiaro che con la modifica del campo dinamico il modo di sentire è comunque un qualcosa di diverso rispetto a quando non c’era alcun abbassamento uditivo, ma stimolando correttamente per quanto possibile il nostro sistema uditivo è possibile innanzitutto rallentarne il peggioramento e poi metterlo nelle migliori condizioni di ascolto possibili. Generalmente dopo 4/5 incontri finalizzati ad aumentare la regolazione, si raggiunge il target di stimolazione. Raggiunto il target ed avendo un buon feeling con l’apparecchio acustico, che di solito arriva dopo mesi, è possibile eseguire delle regolazioni fini indirizzate al perfezionamento del risultato uditivo. Fondamentali a questo scopo sono le rese protesiche. Esami eseguiti in ambienti aperti con l’utilizzo di altoparlanti in grado di inviare suoni modulati in frequenza. Testando le risposte del paziente sulla singola frequenza, si è in grado di migliorare la regolazione in modo selettivo.
La riabilitazione si ritiene conclusa anche se inevitabilmente col peggiorare della situazione uditiva, dettata dall’avanzare dell’età, bisogna rivederla approntando i giusti miglioramenti.
L’iter riabilitativo è personale e sempre incluso nell’acquisto di un nostro apparecchio acustico.